L’adolescente ai tempi del corona virus
di Valeria Resmini*
In questi giorni intensi e lunghi di emozioni contrastanti mi confronto con l’Adolescente che ho qui vicino sul divano e con quelli che per lavoro incontro da anni sulla mia strada.
Respiro tutto sommato una importante consapevolezza e quindi faccio “interviste” sui vissuti; emergono alcuni punti sui cui mi sembra ci sia una certa convergenza e sui cui esprimo qualche breve riflessione.
La malattia. A quest’età la malattia mediamente non è rilevante se non tocca da vicino, in prima persona, o qualche perente o amico; ritrovo quel senso di “onnipotenza” che appartiene a quest’età, che permette di allontanare da sé l’angoscia di morte quando si è sani.
Diverse sono le situazioni in cui c’è sofferenza o patologia, allora è più facile che si attivi una parte preoccupata, quella più esposta e debole anche rispetto al virus esterno; mi dice una ragazza di 17 anni “Sono sempre stata fragile, ho paura che anche questo virus mi colpirà”. O la paura che il virus possa colpire persone care con le quali ci sono già relazioni complesse.
La scuola. Intesa come apprendimento la scuola a quest’età è mediamente un peso e la sua assenza crea leggerezza, così mi dice Pietro e mi confermano altri; la scuola vissuta come una costrizione che crea tensione e quindi il ritorno del “buon umore”, la liberazione da un contesto scolastico di apprendimento che facilmente appesantisce.
I pari. La scuola come incontro con i pari, momento di socialità e condivisione, diventa mediamente mancanza, perché è punto di incontro da raggiungere, tutti i giorni o quasi, è luogo di appartenenza, dove si giocano le relazioni e si sperimentano emozioni.
La casa. Può essere luogo di appartenenza ma anche terreno di conflitti, per cui in casa ci si può ritrovare “accoccolati” sul divano, un po’ regrediti proprio come quando si è malati, a guardare una serie TV, oppure si può ripiombare nelle solite dispute, nei soliti conflitti che la vicinanza forzata fa incontrare, a volte anche più violentemente. I confini, quelli concreti esistono, le porte si possono chiudere ma i confini emotivi sono più complessi da gestire e poi c’è anche la variabile tempo, e oggi c’è un tempo che si dilata, quello del “dover stare”, quello di un agente esterno, il virus, che non sappiamo esattamente con che tempi intenderà retrocedere.
La socialità. Viene meno la socialità, quel potersi incontrare con gli amici, con i coetanei, di giorno in un parco, in una piazza, la sera in un locale o in una casa. Ma cosa pesa di più?, chiedo “Il non poterlo fare”, perché a quest’età la dipendenza eccessiva pesa e i vincoli diventano lacci stretti da sopportare. Mancano a mio avviso due cose importanti: la Libertà e l’Incontro tra i corpi.
Il corpo. Esiste il corpo appunto, oltre ed insieme all’anima e noi sappiamo quanto è importante a quest’età, per la sua dimensione pulsionale e ormonale, nel pieno del suo splendore. Esiste un corpo che a quest’età spesso si spende con più o meno passione negli sport; esiste un corpo di cui prendersi o meno cura, esiste un corpo che a volte viene attaccato con violenza e dolore. E il virus impedisce al corpo di muoversi come prima, lo costringe ancora una volta, lo obbliga a rivedere il proprio rapporto con la realtà e con i propri conflitti.
Le risorse. Domando a loro più o meno direttamente quali sono le risorse che si possono mettere in gioco a quest’età. E scopro, come è nel mio sentire, che la risorsa principale è la condivisione, la possibilità di sentire oggi che questo “virus” ci tocca tutti in modo indifferenziato se pur nelle differenze, e che il sentimento sgradevole di sentirsi in balia e non protetti si riduce un po’ laddove esiste solidarietà. Sentirsi, chattare, condividere video, immagini, lezioni, serie TV fa sentire un po’ meno soli, perché tutti oggi ci dobbiamo confrontare con il virus e con la privazione di libertà.
E poi penso, forse per consolarmi, che anche noi adulti abbiamo ancora una responsabilità importante, far vedere loro che la paura esiste ma che si può gestire, che siamo tutti vulnerabili e fragili ma che ci possiamo proteggere, anche dai virus più aggressivi e che corrono più veloci di noi…
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Milano, 14 marzo 2020
*psicologa e psicoterapeuta. Coordinatrice del Servizio Famiglie e Coppia e membro del Servizio Adolescenti dello studio Associato ARP. Tesoriere dell’Associazione ARP.